Pagine

giovedì 20 maggio 2010

Lezione n.5 del 14/5/2010

Centrale nella lezione è stata la questione inerente l'EDITORIA LIBRARIA e di quanto la tecnologia sia riuscita a contagiarla. Uno degli esempi più evidenti di come siano cambiati gli assetti dell'editoria classica è senza dubbio l'e-book(contrazione dell'espressione inglese 'electronic book'), versione digitale di una qualsiasi pubblicazione, che cerca nel contempo di abbinare le caratteristiche migliori del classico libro cartaceo,in modo da rendere la lettura il più possibile simile a quella tradizionale, permettendo di effettuare tutte le normali azioni come lo scorrere delle pagine o l'inserimento di un segnalibro, ai vantaggi offerti dalla sua natura digitale, principalmente nelle possibilità di essere un ipertesto e quindi di inglobare elementi multimediali, e nella possibilità di utilizzare dizionari o vocabolari contestuali.
Circa l'editoria libraria, e in generale tutto ciò che sia informazione sulla Rete, si è dibattuto non solo sulla questione tecnologica, ma anche sulla problematica dei pagamenti. Ciò che oggi viene messo in discussione è la definizione di gratuità della rete, uno dei principi fondamentali su cui Internet si basa. Tale problema ha subito un'accelerazione decisiva in concomitanza con la crisi economica degli ultimi anni, che ha portato al vertiginoso aumento dei debiti e al crollo dei ricavi pubblicitari e diffusionali, pertanto gli editori hanno tentato di correre ai ripari aumentando i prezzi dei libri e dei giornali e gettandosi nel nuovo business dell'editoria online.
Nasce così l'idea del paywall e delle notizie a pagamento, ovviamente in contrasto con l'opinione pubblica che al momento è ancora orientata a favore della gratuità delle news. A tal proposito sorgono spontanee domande tipo: "Perché se in rete tutto è gratuito, l'informazione non dovrebbe esserlo?" sostenendo che sia necessario, utile e giusto non far pagare i contenuti online. Al contempo è anche vero che, dal punto di vista economico, questa concezione è filosoficamente corretta ma sostanzialmente insostenibile, per la mancanza di profitto che ne deriva.
Se da un lato l'informazione vuole essere costosa, perché ha molto valore, dall'altro l'informazione vuole essere gratuita, perché produrla sta diventando sempre più economico, tali tendenze sono in contrapposizione. I primi a sbagliare sono stati gli editori stessi che, fin dall'inizio, hanno corso all'offerta di informazioni e alla velocità della loro pubblicazione, determinando, in virtù di tale generosità, il moltiplicarsi stratosferico di accessi.
I contenuti culturale non possono essere gratuiti, possono esserlo i titoli, i flash, le breaking news, ma non il commento dell'esperto, né l'intervista, l'inchiesta, o l'approfondimento. L'idea che sta alla base del paywall consiste nel favorire il riconoscimento del mestiere dei giornalisti, delle loro capacità professionali e dei costi che ci sono dietro la produzione dei contenuti.
Strettamente legato al tema della gratuità è il problema del diritto d'autore. Copiare una notizia e pubblicarla senza darne riconoscimento all'autore significa commettere una violazione del copyright, quest'ultima è sempre stata sanzionata duramente.
"Se in tutti i mezzi di comunicazione è presente tale diritto, perché non dovrebbe essere così anche per il web?"
Poiché la rete non ha confini, a livello giuridico è molto difficile individuare e accusare qualcuno per questo tipo di violazione, a ciò va aggiunto il fatto che non esiste una legge completa, attuale e affidabile in questo ambito. In Italia, ad esempio, il sito della Camera dei deputati mette a disposizione, nella sezione della rassegna stampa, tutte le prime pagine dei principali quotidiani, non pagando alcun diritto. Ciò dimostra che la violazione dei diritti non è assolutamente controllata e in Italia è il Parlamento stesso, colui che le leggi le fa, a non rispettarle.
La mancanza di leggi e controlli è legata ad una difficoltà di definizione del 'bene di consumo online': cosa si può mettere in rete? cosa no? è giusta la filosofia del copyleft, basata sulla gratuità di tutti i documenti e dunque opposta al copyright? Una legislazione più precisa consentirebbe una maggiore qualità di ciò che viene offerto sul web, una migliore diffusione dei suoi contenuti e meno violazioni della privacy.

Nessun commento:

Posta un commento