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martedì 14 dicembre 2010

Dita Von Teese: «La fiducia ci rende seducenti»

L'intervista alla regina del burlesque, con gli abiti vintage di Thierry Mugler.

Hanno entrambi una «visione esasperata» della femminilità. Una specie di ossessione per le forme arrotondate, i vitini di vespa, che fanno esplodere fianchi generosi e glutei pronunciati.

Dita Von Teese amava Thierry Mugler da quando era giovanissima a West Branch, nel Michigan, e sognava di diventare una showgirl.

«Negli anni '80», dice di lui, «ero una delle poche ragazze americane di provincia a conoscerlo. Senza mai avere accesso alle sue creazioni originali, cercavo di copiare il look che proponeva. L’unica cosa che potevo permettermi del suo universo era Angel, il profumo uscito quando avevo 20 anni». Mugler, oggi, dice di Dita: «È una donna rara, dallo charme assoluto, che si avvicina moltissimo al mio ideale di bellezza femminile. Ho creato tante cose per lei, molto prima di conoscerla».

Con la complicità di Ali Mahdavi, il fotografo autore di questo servizio, che la conosce bene, e dello staff di Clarins, la casa produttrice dei profumi di Mugler, Vanity Fair ha potuto assistere a uno spettacolo inedito, quello della «vestizione» di Dita Von Teese con abiti vintage originali del couturier, nel suo camerino prima dell’inizio di questo shooting: esercizio opposto allo streep tease, ma non meno intrigante.



Sicura che l’abito faccia la spogliarellista?
«Certo, l’ho scoperto prestissimo, osservando le grandi interpreti del burlesque. Artiste come Gypsy Rose Lee e Lily St-Cyr, le regine dello strip tease del dopoguerra, arrivavano in scena con abiti firmati dai couturier dell’epoca, i guanti e la lingerie più raffinata, per i loro spettacoli».



Una bella ragazza nuda non servirebbe a niente sulla scena di un cabaret, sono gli abiti che le permettono di esprimere i gesti erotici giusti. Allora perché cura così tanto la sua pelle?

«Non ho mai visto un volto e un decolleté cosi perfetti. Certo, una pelle come la mia non si improvvisa, la curo da sempre, non ho mai preso il sole in vita mia, neanche quando ero piccola. Esco anche in città con indici di protezione altissimi, non fumo, non bevo. E quando non sono soddisfatta faccio intervenire il dermatologo».


Che cosa deve fare una donna per diventare una bellezza ideale?

«Per me esiste una cosa sola che rende le donne seducenti: la fiducia in se stesse. Quella che ti porta verso il coraggio della metamorfosi».



giovedì 9 dicembre 2010

Ricordando John Lennon...

Era l'8 dicembre del 1980. La morte di John Lennon, così insensata e insieme così simbolica, segnò la fine dell'innocenza per un'intera generazione. Quanto alla "storia", Lennon c'era già, con i suoi quarant'anni quasi tutti trascorsi, fin da ragazzino, a suonare, cantare e scrivere canzoni, alcune delle quali diventate immortali. E con il suo impegno, spesso discutibile ma sempre coerente, per i diritti civili, per la pace, per quello che ai suoi tempi anche da noi sarebbe stato definito «un mondo migliore».
Trenta anni dopo il mondo è per molti aspetti migliore. Per altri, invece, probabilmente no. Non è poi così importante sapere se i suoi sogni si sono realizzati: «immaginare» un mondo diverso serve soprattutto a vivere il presente con uno scopo. Lennon, che ora avrebbe settant'anni, forse potrebbe ancora dire la sua. O forse no: nessuno può saperlo. In ogni caso ciò che ha lasciato dovrebbe bastare, perché è molto, le canzoni, anzitutto. Può sembrare banale, ma sono ciò in cui credeva.


mercoledì 8 dicembre 2010

Sara Venerucci & Danilo Decembrini - World Roller Figure Skating Champions...

Ecco i nuovi Campioni del Mondo!!!
Hanno vinto con un “short program” eccellente dal punto di vista tecnico, ma soprattutto con l’affiatamento e l’emozione che sono riusciti a trasmettere. Uno short program, dunque, perfetto, nessun errore negli elementi tecnici e un pattinaggio stilisticamente evoluto per Sara Venerucci e Danilo Decembrini.
Il pattinaggio artistico italiano conferma ancora una volta l’alta tecnica raggiunta durante le competizioni, sempre in fusione col gusto del bello e dell’emozione.
Nel formulare vivissimi complimenti ai nostri atleti, che vedono confermate le loro doti di Pattinatori ad alto livello, in un anno veramente splendido per i risultati, raggiunte con la costanza, l’abnegazione ed il duro lavoro.

Complimenti ragazzi!!!


martedì 7 dicembre 2010

Non è solo una storia d'amore...EKATERINA E SERGEI


NEW YORK

Questa è una storia dove lo sport fa nascere, esistere, vivere, vincere, morire, perdere, rinascere. Una storia di due ragazzi russi che s' incontrano molto giovani. Lui ha 15 anni, è già alto e pattina bene sul ghiaccio, lei ne ha 11, è magra ed è ancora incerta. Ma gli allenatori decidono che Sergei Grinkov e Ekaterina Gordeeva possono essere una buona coppia per il pattinaggio artistico russo e che d' ora in poi si alleneranno insieme, nonostante la differenza di età e di esperienza. Lei, che è agli inizi, non trova la sua presa e per due volte si rompe le braccia. Lui è preoccupato: la ragazzina è terrorizzata, non riesce a migliorare e soprattutto non riesce ad atterrare su una gamba sola. Le ci vorrà un anno per farlo. Finalmente a Calgary, Olimpiadi dell' 88, lui e lei vincono la medaglia d' oro e lui si accorge che la ragazzina scheletrica è diventata una bellissima donna, dal sorriso affascinante. Ma come dirle che oltre allo sport c' è dell' altro? Sergei ci prova nella vecchia maniera la notte di Capodanno: posso darti un bacio? Può, può. Ma sull' autobus della squadra dovranno baciarsi nascosti dal giornale. Nel ' 91 i due si sposano, un anno dopo nasce Daria, nel ' 94 Grinkov e Gordeeva rivincono le Olimpiadi, a Lillehammer. Sono in due sul ghiaccio, ma a voi sembra di vedere una persona sola. A fine anno si trasferiscono in una piccola città americana, a Simsbury, nel Connecticut, dove l' inverno è simile a quello di casa, e dove abita una piccola comunità di altri pattinatori russi. Due mobili, una macchina, tanti viaggi ovunque, e sempre il ritorno a Simsbury. Perché Sergei che un po' l' americano lo capisce, ma si rifiuta di parlarlo, ci tiene alla sue radici, e preferisce cenare a casa. La coppia viene scritturata per "Stars on Ice", un tour professionistico dove finiscono i più bravi, i più perfetti, i più belli. Nel novembre scorso Sergei e Ekaterina stanno allenandosi vicino a Lake Placid. Lei vede che lui è un po' pallido, che i movimenti non gli riescono bene, sta per chiedergli cos' ha quando lui si piega un po' troppo su di lei e non si rialza più. "Era bianco, freddo, ma non credevo fosse una cosa seria". Viene chiamata l' ambulanza. Il dottore che lo visita non registra segni vitali: "Il polso non batteva più, abbiamo provato a stimolare il cuore, tutto inutile". Sergei se ne va, a 28 anni. Per un infarto. Al primo sciagurato segno d' imperfezione che il suo cuore gli invia. Almeno suo padre, prima di morire a 56 anni, di segnali ne aveva avuti tre. Ekaterina che aspetta fuori, non capisce bene l' inglese, e così quando il dottore le dice che non rivedrà più suo marito, non si preoccupa. Al medico non resta che farle vedere chi è il cadavere sotto il lenzuolo. "Sembrava dormisse, aveva ancora i pattini ai piedi, glieli ho tolti io, ho preso anche il suo orologio e la fede. Mi chiedevo, come si può morire così giovani, all' improvviso?". Quattro giorni dopo a Mosca ci saranno i funerali nella sede sportiva dell' Armata Rossa. Ekaterina, che ha 24 anni, lascia la figlia ai nonni e si rifugia nel piccolo e vuoto appartamento di Mosca che la coppia non aveva mai voluto cedere. "Con due soli mobili, il letto e la tv. Ma lì sentivo che Sergei c' era ancora e che non avrei pattinato mai più". Marina Zueva, la vecchia allenatrice, la costringe ad uscire, a svagarsi con i concerti e i balletti. Ma non funziona. Per chi è nato e ha trovato la felicità sul ghiaccio c' è solo una cosa da fare: ritornarci. Ekaterina telefona a Simsbury e si fa mandare i suoi pattini. Prova qualche passo, troppo incerto, troppo diverso da prima. E si sente ancora più lontana e vuota, perché lei non ha mai pattinato sola. Era sempre e solo con lui. Ma lo sport non è sempre calpestare gli altri, è anche affetto e memoria. E i vecchi avversari e amici di Grinkov decidono che il 27 febbraio dedicheranno una serata d' esibizione al grande campione. Ci sono tutti i più grandi e le più grandi: Scott Hamilton, Brian Boitano, Katarina Witt, Kristie Yamaguchi. Nessuno si sente di chiedere a Ekaterina qualcosa in più, se non di partecipare come spettatrice. Ma lei di nascosto prova ad allenarsi, anche se sui pattini non riesce ancora a fermare il tremito. E fa sapere che nella serata ci sarà anche lei. Sul ghiaccio. Quella sera c' è stata all' Hartford Civic Center, un mese fa. Quando le luci hanno illuminato la pista lei era al centro, con una sottoveste bianca e grigia. "Ricordati che Sergei ti aiuterà a pattinare, cerca di sentirlo con te", le ha sussurrato la vecchia allenatrice e coreografa. Quella sera, le sue braccia hanno cercato qualcuno che non c' era, hanno annaspato nell' aria, prima esitanti, poi più sicure, sempre più tese verso l' altro, invisibile. Come se fossero ancora in due, dando l' idea di essere ancora in due. E tutti hanno pianto: per se stessi, per lei, per lui, per la vita che viene e se ne va, per la Quinta Sinfonia di Mahler, per tutto quello che la musica, la danza, e il sentimento non hanno bisogno di spiegare con le parole. Anche lei. Mentre sotto i riflettori stringeva al collo la sua bambina bionda, Daria. Per poi sorridere. E la notizia non è come e quando lo sport può riscaldare il cuore, ma che Ekaterina Gordeeva dal prossimo mese tornerà a pattinare in tour. A fare quello che non credeva più di saper o voler fare.

venerdì 3 dicembre 2010

Imparare a vestirsi con STILE!!!



La mini non ha la data di scadenza ma di allungamento sì. Consentiti i pupazzetti ma a piccole dosi. E nell’armadio non possono mancare un tubino nero, un tailleur e un paio di jeans. I consigli del consulente d'immagine Enzo Miccio.


Il buon gusto è la bacchetta magica di Enzo Miccio. Il consulente d'immagine protagonista della trasmissione "Ma come ti vesti?! " (Discovery Real Time,SKY canale 118) trasforma le brutte anatroccole in splendidi cigni. Nessuno stravolgimento, assicura, semplicemente: «Cerchiamo di adottare un look che sia in sintonia con lo stile di vita e la conformazione fisica della persona». Gli errori più frequenti? Rinnegare l’aspetto estetico senza valorizzare i propri punti di forza, oppure optare per scelte di abbigliamento anacronistiche . L’esempio lampante è la signora travestita da teenager.

Quando è necessario rivedere il look?

Il primo sostanziale mutamento dell’immagine avviene tra i 25 e i 30 anni, quando si entra nel mondo del lavoro. Spesso si dice che l’abito non fa il monaco ma in determinate situazioni, specialmente quelle lavorative, è il contrario, ed è necessario che la donna acquisisca una certa padronanza e sicurezza di sé, e questo avviene anche tramite il look. Si tratta senza dubbio il cambiamento più forte, ma nella vita non si smette mai di cambiare, è un continuo mutare. Il buon gusto non ti deve mai abbandonare: si deve rivedere la lunghezza degli abiti, le scollature, le braccia scoperte. Ci sono tanti piccoli accorgimenti che non finiscono mai. Non c’è una sola svolta.

Pupazzetti stile Hello Kitty: sì o no?
Bisogna farsene una ragione e accettare l’avanzamento dell’età, non si resta una teenager tutta la vita o si sfiora il ridicolo. Non mi riferisco al pupazzetto di Hello Kitty in particolare, che se portato sulla maglietta con disinvoltura durante un pomeriggio di shopping sta bene anche alla signora quarantenne. Se ridicolizziamo il tutto con la minigonna, i tacchi troppo alti o il denim troppo stretto per scimmiottare una ragazzina, quello è sicuramente uno stile fuori posto.

La minigonna ha una data di scadenza?
La mini non ha una data di scadenza ma una data di allungamento. Può essere divertente e spiritosa se portata con disinvoltura se si hanno però delle belle gambe, questo indipendentemente dall’età. Se ho belle gambe posso portare delle minigonne, se sono giovane “come l’acqua” come amo dire, posso azzardare una gonna molto corta, ma va portata con grazia, con eleganza, mai con volgarità. Una mini per quanto audace e sensuale se portata nel modo giusto non è volgare. La mini si allunga di centimetro in centimetro con l’avanzare dell’età, niente di più e niente di meno. È tanto più ridicola una donna in minigonna quanto più sono i suoi anni.

Cosa non può mancare nell’armadio di una donna?
Ci sono i cosiddetti must, che sono gli immancabili in un guardaroba. Direi il classicotubino nero, che è per eccellenza l’esempio di un capo longevo che riesce ogni volta a essere reinterpretato. Una brava stylist riesce a utilizzarlo nell’arco di tutta la giornata, rendendolo più sportivo al lavoro, un po’ più particolare per l’aperitivo con un accessorio glamour, e più elegante la sera con dei bei tacchi. Il tubino è il capo più poliedrico. A questo poi si aggiunge il tailleur pantalone a sigaretta stile Armani e un paio di jeans per il tempo libero.

Come scegliere il tailleur giusto?
L’immagine del tailleur è spesso legata alla signora, come se facesse immediatamente adulta. E invece ci sono tantissime combinazioni che possono essere portate con maggiore disinvoltura, ci sono giacche più avvitate e tagli più glam che lo rendono più casual, elegante o giovane e meno “antico”. Il tailleur non è solo classico ma anche streetwear, un capo da reinventarsi ogni volta.

Un consiglio sui must have della stagione?
Banalmente dico di calibrare bene il ritorno delle calze lavorate. Si vedono dappertutto queste calze ricamate, con gli swarovsky, con le trame più strane, ma bisogna saperle interpretare e portarle. Non è sufficiente che un capo sia di moda per poterlo portare tutte. Bisogna capire quanto si è in grado di indossarlo con disinvoltura: allora sì lo si può sfoggiare. Qualsiasi capo e accessorio diventa tanto più elegante quanto più disinvolta è la donna che lo indossa.

Cos’è l’eleganza per te?
L’eleganza non la si vede attraverso un abito. È una dote innata. Elegante è una movenza, un modo di parlare, un modo di muovere la mano. È elegante la donna che sa scendere dalla macchina in un certo modo. È una cosa intrinseca. Si può avere buon gusto ma non eleganza: sono due cose diverse.

Non s’impara a essere eleganti?
Ci si può lavorare tanto. Il buon gusto si può imparare: s’impara ad abbinare i colori, a scegliere gli accessori giusti, il trucco giusto. L’eleganza è più difficile, una donna la deve avere al naturale. Si possono dare tanti consigli ma sulle cose innate è difficile agire esternamente.

La cosa che più ti ha lasciato allibito nel corso del tuo programma?
La cosa che mi lascia ogni volta perplesso è vedere che queste ragazze neanche si rendono conto del disastro. Vivono in un mondo in cui quasi si rinnega l’aspetto estetico, passa in secondo piano. E si sorprendono quando qualcuno dice loro che si vestono male, che possono migliorare il loro aspetto e mettere in risalto delle doti che hanno. La loro ingenuità nei confronti del problema di look mi sorprende. Noi nella trasmissione non vogliamo parlare spudoratamente di moda, vogliamo dare semplicemente dei consigli per migliorare. Non devono certo tutte diventare delle fashion victim e andare a comprare l’ultimo modello di chissà quale stilista o seguire pedissequamente i dettami del fashion system internazionale. Vogliamo semplicemente dire: quali sono le tue capacità? Quali sono i tuoi punti forti? Com’è la tua fisicità? Che tipo di carnagione hai? Lavoriamo su questo, cerchiamo di prenderci cura e adottare un look che sia in sintonia con lo stile di vita e la conformazione fisica, niente di più.

Alan Parsons Project - Eye In The Sky