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giovedì 3 giugno 2010

Il Museo dell'Aperitivo...CAMPARI!!!


Ha 150 anni ma non è mai cambiato di una virgola. L'aperitivo più celebre d'Italia, più vecchio dell'Italia, per festeggiare l'importante anniversario ha deciso di regalare a Sesto San Giovanni, che per un secolo ha ospitato lo stabilimento del bitter, la Galleria Campari: il museo dell'aperitivo.

Del resto si sa, Campari ha sempre strizzato l'occhio al design e alla creatività, dalla Biennale di Venezia del 1926, con l'esposizione dei manifesti futuristi realizzati da Ferdinando Depero per il commendator Campari, fino all'esposizione del 1964 al Moma di New York dei manifesti del centenario realizzati da Bruno Munari.

Campari inaugura il museo dell'aperitivo, firmato Mario Botta
Già presente alla Biennale del 1926, il marchio attento al design inaugura il proprio museo nella storica sede di Sesto San Giovanni.
La Galleria, che sarà aperta al pubblico, dal 23 marzo, ogni martedì, giovedì e venerdì dalle 10 alle 19. Ha la sua sede nella palazzina liberty del 1904, in viale Gramsci 141, il primo stabilimento di Davide Campari, figlio del fondatore Gaspare, oggi ristrutturata e ampliata da Mario Botta.

L'allestimento si estende su due piani: il primo è dedicato alla storia del marchio, concepito come un “red passion lab”, laboratorio di immagini ed emozioni, è suddiviso in tra aree: una parete di 32 metri su cui sono proiettate una selezione dei contenuti delle tappe fondamentali della storia dell’azienda, una selezione di 71 caroselli e spot tv, di cui uno firmato Federico Fellini, la campagna realizzata da Ugo Nespolo per I Mondiali 90 e calendari; un percorso/ red carpet, in cui l’esperienza sensoriale è fatta di suoni, manifesti - tra questi quello realizzato da Marcello Dudovich che raffigura il bacio di due innamorati antesignano dei moderni spot sulla red passion - e opere grafiche e pubblicitarie d'autore, Bruno Munari, Marangolo e Guido Crepax; un archivio multimediale con touch- screen che permette al visitatore di sfogliare la storia del marchio. Una parete, infine, proietta una parte del ricco archivio delle campagne pubblicitarie.
Al piano superiore fino al 18 giugno sarà visitabile anche un'altro padiglione della mostra, dedicato a Ferdinando Depero, l'artista di Rovereto che più di tutti contribuì negli anni Venti e Trenta a conferire al Campari l'immagine originale di cui gode ancora oggi. Dal pupazzo storico che beve a garganella una bottiglietta di Campari Soda, fino alle realizzazioni plastiche, passando per una serie di 50 chine dipinte da Depero tra il 1926 e il 1936, con opere giunte in prestito dal Mart di Rovereto, da collezioni private e dal museo Bargellini di Pieve di Cento, manifesti multicolori e bellissimi bozzetti in bianco e nero per la pubblicità realizzati per i quotidiani; si deve a lui nel 1932 la creazione dell’iconica bottiglia del Camparisoda ancora oggi in uso.

Un'esposizione originale per i cultori del manifesto pubblicitario e per gli appassionati dell'aperitivo più futurista d'Italia, l'unico per cui valga la pena dire ogni volta «questa è l'ora del Campari».

2 commenti:

  1. Ciao sono Alessia, una tua collega di corso. Non avendo seguito il corso, il mio blog "Parole in libertà" non è nella lista inviata dal prof...potresti aggiungermi al tuo elenco? http://culturapartenopea.blogspot.com/

    ps...evviva il Campari!!!!

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  2. ciaooo, aggiungo volentieri il tuo blog nella mia lista!!!

    ps: Ovvio...viva il Campari!!!

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